Il Videogioco che cura

 Pensando al videogioco vengono subito in mente immagini essenzialmente colorate e

ludiche, nel migliore di casi pensiamo a qualcosa di divertente che ci faccia passare del tempo, nella peggiore delle immagini, spesso legata ai genitori con figli adolescenti, immaginiamo una persona rinchiusa nella sua stanza che preferisce perdersi nei meandri del videogioco invece che avere a che fare con i mondo esterno.

Speso il videogioco è visto come “qualcosa che ti flippa il cervello”, oppure “il regno dei nerd”, “una nuova dipendenza da cui non ci si riesce a staccare”, “la fabbrica dei nuovi terroristi che imparano a sparare alla gente come negli USA”.

Chiaramente questi sono tutti stereotipi sia dei genitori, che di alcuni adolescenti, sia del pensiero comune di qualche benpensante.

Qual’è la verità?

Prima verità: il videogioco da solo è solo uno strumento e come tutti gli oggetti dipende da come lo usiamo.

Seconda verità: il videogioco è un gioco fatto a video e come tale serve ad esprimerci come tutti i giochi. in questa espressione c’è il livello solo animativo – ludico ma c’è anche quello creativo, immaginativo, ma anche riparatorio e terapeutico.

Immaginate che qualcuno vi chieda di fare un disegno, beh posso farlo con materiale più o meno raffinato, di diverso consistenza (cartoncino, carta lucida, ecc) ma in ogni caso posso o solo divertirmi o dire al mondo, con forme nuove, ciò che prima non riuscivo. Sicuramente nessuno direbbe che mi sto flippando il cervello o che sto facendo un training per diventare il nuovo stragista del mese.

Cosa ha in più e di diverso il videogioco? Terza verità: il videogioco è interattivo e sociale. ebbene si, il gioco ormai si svolge raramente da solo ma con diverse persone che però non sono fisicamente presenti ma su una piazza virtuale in cui è possibile incontrare sia amici già conosciuti oppure nuovi e di diversa anche nazionalità. come sempre avere un piazza virtuale non toglie le buone prassi di tutte le piazze cioè con chi giochi e chi sono le persone che frequenti. Essere su un piano virtuale non cancella i compiti genitoriali ma questo magari è un invito per un altro articolo.

E’ proprio in questa caratteristica interattiva che è presente la potenzialità terapeutica del videogioco, infatti attraverso l’interazione si possono esplorare e sviluppare le caratteristiche della personalità dei giocatori.

La videogame therapy o VGT (vedi il sito https://www.videogametherapy.org) è una metodologia psicoterapeutica che utilizza il videogioco proprio come strumento relazione per esplorare e potenziare le competenze sociali (competizione, cooperazione, problem solving) e cognitive (attenzione, orientamento, concentrazione) ma anche le competenze emotive (empatia, immedesimazione, catarsi).

L’importante è scegliere il gioco giusto e svilupparlo all’interno di una relazione significativa. Nel centro Spazio Off di Brescia (http://www.fraternita.coop/spaziooff) e al centro stella polare della cooperativa Nuovo millennio di Monza (https://www.novomillennio.it/stellapolare), sono attive delle terapie condotte da psicologi appositamente formati in cui il videogioco è lo strumento di espressione creativa e riparatoria che permette di dare forma a dinamiche interne altrimenti non esprimibili ma diventa un campo attivo in cui mettere in pratica se stessi con la propria creatività e possibilità di uscire da schemi fissi.

La VGT serve sia per persone che hanno difficoltà nel controllo dell’impulso a giocare e che non riescono a definire un confine di tempo nel gioco sia per persone con le più diverse patologie e che trovano soprattutto nei giochi di narrazione la possibilità di esprimere e modificare parti della propria vita.

 

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