Sindrome della Capanna o del Prigioniero che cos’è e a chi rivolgersi

Sindrome della Capanna o del Prigioniero che cos'è e a chi rivolgersi

La recente vicenda Covid-19 ha scosso milioni di persone nel mondo, gli italiani hanno saputo reagire al meglio, seguendo le indicazioni di restare confinati a casa. Oggi che progressivamente si sta’ tornando alla normalità, sorge un altro problema: la Sindrome de lla Capanna o del Prigioniero che cos’è e a chi rivolgersi.

Sindrome della Capanna o del Prigioniero che cos’è e a chi rivolgersi

La Sindrome della Capanna o del Prigioniero si riferisce ad una condizione psicologica che si sviluppa in seguito ad un periodo prolungato di isolamento sociale; in seguito al quale alcune persone hanno difficoltà ad uscire di casa e riprendere le normali attività pre-pandemia. Tutti abbiamo vissuto sulla nostra pelle cosa abbia rappresentato questo periodo. Per lunghi mesi siamo rimasti chiusi, senza poter uscire, imprigionati ed isolati dal resto del mondo. La casa è via via diventata la nostra prigione ma anche la nostra salvezza, un luogo dove ci sentivamo protetti, arrivando a considerare la prigionia come un senso di protezione: un rifugio e un luogo in cui ci sentivamo protetti.

Una ripresa difficoltosa, il cane che si morde la coda

Oggi che le maglie del lockdown si stanno allentando e finalmente si può ritornare a vivere all’aperto, molte persone faticano a riguadagnare la normalità. I mesi di isolamento hanno creato un danno psicologico rilevante per cui sentimenti come ansia, panico, frustrazione, tristezza, confusione e paura prendono il sopravvento, impedendo ad alcuni di ripartire. Questa condizione è chiamata la Sindrome della Capanna o del Prigioniero. Sebbene questa sindrome non sia classificata come un disturbo mentale è una condizione che, se non trattata e sostenuta nel tempo, può portare a sofferenza mentale come depressione o disturbo post traumatico da stress.

Come si riconosce questo stato emotivo?

La pandemia ha portato molte persone a provare una serie di sentimenti, sperimentando per la prima volta una sensazione di paura e insicurezza al solo pensiero di attraversare di nuovo la soglia di casa. Le cause sono tutte legittime, la paura di contrarre il virus, quella di tornare alla routine quotidiana, la perdita di relazioni stabilite negli ultimi mesi di convivenza con partner e familiari. Ancora, l’ansia dovuta alle limitazioni comportamentali cui ci si deve attenere nei luoghi pubblici, l’uso di maschere e il mantenimento di distanze di sicurezza. Tutto ciò è innegabile che rappresenti uno stress che molte persone non vogliono affrontare e di conseguenza, non escono di casa.

Io non ho paura…. e solo che non mi va!

Un altro aspetto della quarantena è che ha permesso alle persone di avere più tempo per sé stesse. In molti hanno dato sfogo ai loro affetti e ai loro hobby, questo è anche un motivo per cui adesso, possono essere riluttanti a tornare alla routine frenetica che contraddistingue le loro vite precedenti. Inoltre, ci sono quelli che, involontariamente, si sono abituati alla nuova routine e non vogliono cambiarla di nuovo. L’isolamento è spiacevole, ma i nostri meccanismi di sopravvivenza ci hanno permesso di contrastare quella sensazione e adattarci al blocco.

 

Sindrome della Capanna o del Prigioniero che cos’è e a chi rivolgersi, i sintomi!

Se vi siete riconosciuti in uno degli atteggiamenti precedenti non è detto che abbiate sviluppato la sindrome della capanna o se l’avete fatto, ma non avete particolari problemi a adattarvi alla “nuova vita” post-covid, significa che le vostre risorse mentali sono ottimali. Tuttavia se riscontrate i seguenti sintomi: ansia, attacchi di panico, irritabilità, tristezza, angoscia, senso di vuoto, il campanello d’allarme deve scattare! Anche una sensazione di stanchezza persistente che induce a dormire frequentemente durante la giornata, se non provi piacere durante la giornata (anedonia) e se persiste un senso di apatia. I soggetti predisposti a questo disturbo sono gli ipocondriaci, le persone che già soffrono di fobie, ansia o gravi problemi psichiatrici e che tra l’altro non hanno potuto usufruire dei supporti psicologici durante il lock down.

Chi può dare una mano a chi soffre della sindrome della capanna o del prigioniero?

Il primo vero passo è quello di riconoscere di avere un problema. Non è sempre facile interpretare i campanelli d’allarme che suonano per avvertire che qualcosa non sta andando bene. Difficilmente se ne esce da soli ed è importantissimo non sentirsi mai soli e abbandonati. Un professionista, uno psicologo è la figura di riferimento che può facilitare a ripristinare la fiducia in sé stessi e nel mondo. In questo processo di accettazione di una nuova realtà sarebbe importante fare appello alla forza di resilienza che abbiamo dentro di noi. Cioè, la capacità di ripararsi dopo il danno, di far fronte, di resistere, ma anche di costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni difficili. Non tutte le persone hanno la forza della resilienza, ma potenzialmente tutti la possono usare. L’aiuto di uno psicologo può supportare e accompagnare questo processo di riscoperta.

Play Mind, una risorsa al vostro servizio!

Cos’è Play Mind? Play Mind nasce nel 2020 come centro di servizi psicologici e di benessere alla persona. A dirigere questo gruppo di specialisti c’è il Dott. Paolo Di Marco: laureato in Psicologia Clinica di Comunità, Master in Counseling e Coaching, Specializzazione in Psicoterapia Analitica Transazionale, Master in Gestalt Bodywork, psicoterapeuta EMDR Practitioner accreditato. Coordinati dal dottor Di Marco gli psicoterapeuti di Play Mind si pongono come obiettivo quello di “attivare la mente di chi soffre di un disagio psichico o di un malessere esistenziale”. L’obiettivo è quello di offrire alle persone uno stimolo capace di riattivare la propria vita e rimettersi in gioco con modalità nuove, fuori dal proprio copione abituale.

Conclusione

In questo articolo abbiamo trattato il tema: Sindrome della Capanna o del Prigioniero che cos’è e a chi rivolgersi. I disagi provocati da questa quarantena forzata sono molteplici e differenti, molti dei quali a oggi probabilmente non si sono ancora manifestati. La parola d’ordine che dobbiamo ripeterci come un mantra è gradualità! Non si può pretendere di intervenire in modo radicale su abitudini che hanno avuto il tempo di consolidarsi. Dobbiamo abituarci gradualmente al mondo esterno, facendo tesoro di ogni piccolo passo quotidiano che riusciremo a compiere, fino ad arrivare a capire che il mondo non è più una minaccia.

Se avete dubbi o domande da porci, non esitate e chiamateci. Oppure inoltrate una mail con le vostre richieste. Il compito di uno psicoterapeuta è quello di ascoltare, senza giudizio e con l’obiettivo di superare le difficoltà psicologiche, siano esse più o meno gravi ed invalidanti. E questo, è possibile anche online!

Se siete interessati ad un incontro conoscitivo, contattarci direttamente! 338.2373206

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