Andrà tutto bene ….. ma come stiamo nel frattempo?
In questi giorni di estrema precarietà, viviamo in un mondo a cui non siamo preparati fra mille notizie e abitudini ormai perse. Consapevoli del fatto che “andrà tutto bene” e che il personale sanitario e lo stato si rendono cura di noi anche nelle limitazioni delle libertà personali, la domanda che possiamo porci è “come stiamo? Come stiamo affrontando questo tempo? Quali risorse e competenze stiamo sviluppando?”.Non c’è una risposta univoca ma quella che oggi tutti portano è “si sto bene, sono a casa e aspetto”.
In questa risposta sono ci più risvolti.
Compensazione e rassicurazione: è fondamentale nell’equilibro psichico di ognuno dirsi di stare bene visto che fuori c’è uno scenario molto angosciante che riecheggia in noi serie tv o film hollywoodiani. Sempre in questa risposta è posizionata la percezione di stare bene in quanto a casa. La nostra mente, che lavora per schemi d riconoscimento, vede la situazione simile a quella della vacanza per cui, rassicurati dalle mura di casa, ci godiamo il riposo che di solito è legato alla vacanza.
Attesa e tensione: l’attesa e la precarietà generano tensione in quanto non si riesce a programmare il nostro tempo. Le agende e le scadenze delle persone sono state ribaltate e questo comporta frustrazione che viviamo sottopelle in quanto è legata all’attesa. Per fare un esempio, oggi è il periodo in cui la maggior parte delle persone programma le ferie, cerca alberghi o viaggi per progettare cosa farà in estate. Questo gesto non è più possibile in quanto l’atto della progettazione futura dipende da come verranno definite le tempistiche.
Casa o clausura: la nostra casa è il luogo che ci protegge e che ci contiene ma allo stesso tempo è il posto da cui non possiamo e dobbiamo uscire e questo genera l’effetto cella per cui sentiamo il senso dell’impotenza, dell’impossibilità a muoversi. Anche se la nostra casa è una bella cella rimane pur sempre una cella e il senso del confinamento porta con sé l’inevitabile senso di depressione.
Attesa e tensione: l’attesa e la precarietà generano tensione in quanto non si riesce a programmare il nostro tempo. Le agende e le scadenze delle persone sono state ribaltate e questo comporta frustrazione che viviamo sottopelle in quanto è legata all’attesa. Per fare un esempio, oggi è il periodo in cui la maggior parte delle persone programma le ferie, cerca alberghi o viaggi per progettare cosa farà in estate. Questo gesto non è più possibile in quanto l’atto della progettazione futura dipende da come verranno definite le tempistiche.
Casa o clausura: la nostra casa è il luogo che ci protegge e che ci contiene ma allo stesso tempo è il posto da cui non possiamo e dobbiamo uscire e questo genera l’effetto cella per cui sentiamo il senso dell’impotenza, dell’impossibilità a muoversi. Anche se la nostra casa è una bella cella rimane pur sempre una cella e il senso del confinamento porta con sé l’inevitabile senso di depressione.
Ansia, tensione, depressione stanno quindi dietro alla risposta “si sto bene, sono a casa e aspetto”. Questi aspetti psicologici sono spesso latenti in quanto il nostro sistema psicologico li tiene sotto traccia ma diventa importante decodificarli ed esprimerli altrimenti rischiano di esplodere in maniera comportamentali o andando ad aumentare modalità nevrotiche caratteriali o di fronte a notizie che possono colpire le persone vicine a noi.
Diversa è la situazione che vive questa situazione da vicino e che ogni giorno è a contatto con gli effetti del coronavirus come medici infermieri, personale sanitario ma anche lavoratori di ogni genere che rischiano di sentirsi male e che vedono scenari a cui non siamo preparati. In questo caso lo stress e il trauma è preponderante e diventa fondamentale la possibilità di rielaborarlo prontamente al fine di non depositarlo su una corazza difensiva.
L’aiuto psicologico oggi è fondamentale e l’accesso a forme di confronto e scarico emotivo anche se solo via skype è un canale indispensabile affinché la risposta sia “si sto male e metto tutto me stesso per stare a casa e organizzare questo mio tempo”
Diversa è la situazione che vive questa situazione da vicino e che ogni giorno è a contatto con gli effetti del coronavirus come medici infermieri, personale sanitario ma anche lavoratori di ogni genere che rischiano di sentirsi male e che vedono scenari a cui non siamo preparati. In questo caso lo stress e il trauma è preponderante e diventa fondamentale la possibilità di rielaborarlo prontamente al fine di non depositarlo su una corazza difensiva.
L’aiuto psicologico oggi è fondamentale e l’accesso a forme di confronto e scarico emotivo anche se solo via skype è un canale indispensabile affinché la risposta sia “si sto male e metto tutto me stesso per stare a casa e organizzare questo mio tempo”
Cosa posso fare per rispondere a questa situazione:
- Aiuto psicologico. L’uso delle sedute on line è molto simile alle sedute vis a vis e permette di fungere da contenitore emozionale ma anche da base sicura da cui partire per nominare i propri stati d’animo e costruire relazioni più sane.
- Organizzare il proprio tempo: definire orari e differenziazione fra le giornate in modo da riattivare il “pensiero prospettico” cioè la capacità di pensare a futuro prossimo che sia affidabile
- Fare attività fisica (rigorosamente casalinga): permette di far sciogliere le tensioni e dare vigore a attività all’umore
- La videogame Therapy: è l’utilizzo del videogioco come forma espressiva e contenitiva delle emozioni. Attraverso la presenza di un terapeuta on line si scelgono dei giochi che servano a rappresentare il proprio stato d’animo a dare struttura attraverso l’attività del gioco in maniera attiva
- Crearsi momenti di socializzazione on line: i social e le videochiamate possono essere utilizzate non solo a scopo rassicurativi ma anche attivo quale fare degli aperitivi on line o delle cene condivise.
- Pensare a quello che faremo quando questa clausura finirà, disegnare o scrivere quello che sono le rappresentazioni dei nostri desideri e con l’immaginazione pensarlo e gustarlo nella nostra mente. La mindfulness, la meditazione e le fantasie guidate sono strumenti potenti per ampliare la nostra mente
- Crearsi nuove abitudini e nuove competenze: leggere nuovi libri, appassionarsi a nuovi hobbies di qualsiasi genere. In ogni caso vige il tema dell’attivare nuove risorse
Come in ogni battaglia l’importante è “aggredire” cioè essere attivi, essere i protagonisti di un’azione, costruire il proprio tempo, “arredandosi” la propria cella a nostra immagine e bisogni sapendo che nessuno mette in gabbia il potere della nostra immaginazione e vivere nel presente e non nell’attesa passiva di quello che verrà.
“….quell'anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più".
(Dal Libro Rosso di C.G. Jung)
“….quell'anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più".
(Dal Libro Rosso di C.G. Jung)